venerdì 11 maggio 2018

Nuova minaccia su WhatsApp



Attenzione è un messaggio di WhatsApp nel quale, in maniera del tutto esplicita e palese, si chiede al destinatario di cliccare sull'icona di un pulsante nero, rappresentato di fianco.

Portata a termine l'azione, il telefono comincerà a non rispondere più ai comandi. Scorrendo il dito sullo schermo e provando a selezionare altre opzioni non accadrà nulla. In buona sostanza, il device sarà come morto, pur mantenendo il display acceso.

Qual è il motivo alla base di una simile conseguenza? Secondo le informazioni rintracciabili sul web, pare che il messaggio di WhatsApp celi ben 2000 caratteri invisibili. L'utente è convinto di cliccare sul pulsante nero mai, in verità, sta cliccando su apposite stringhe di testo che determineranno proprio il blocco dell'apparecchio.

In genere, lo stato di semi ibernazione ha una durata di qualche minuto. Chiunque possegga uno smartphone Android dotato di batteria rimovibile potrà velocizzare i tempi andando semplicemente a rimuovere e reinserire il modulo.

Il caso del bottone nero su WhatsApp

Poco tempo fa, la stessa situazione su WhatsApp aveva invece colpito tutti coloro che utilizzavano quotidianamente la chat sui proprio iPhone di Apple. In quel caso veniva presi di mira il sistema operativo iOS, secondo le medesime modalità descritte nel precedente paragrafo. Adesso è la volta degli smartphone Android.

Alla luce dei fatti, non siamo dinanzi ad un insormontabile problema o ad un classico raggiro che si diffonde tramite il servizio [VIDEO]. L'unica conseguenza negativa resta appunto il blocco momentaneo del cellulare, risolvibile tuttavia nel giro di pochissimo tempo. Oltre a WhatsApp, non ci sono altre applicazioni come Telegram o Facebook Messenger coinvolte.

giovedì 10 maggio 2018

Instagram non funziona





Instagram che è un'applicazione che permette agli utenti di scattare foto, applicare filtri, e condividerle su numerosi servizi di social network, compresi Facebook, Foursquare, Tumblr, Flickr, e Posterous. è al momento non funzionante e da un errore del server.
Dovrebbe tornare on line entro la giornata di oggi.

lunedì 2 ottobre 2017

WhatsApp: scoprire chi ha visto la nostra foto profilo

Alcuni mesi fa #Whatsapp ha introdotto la possibilità di aggiungere una o più foto come "stato", immagini che restano visibili per ventiquattro ore e che vengono visualizzate dai nostri contatti, in base alle impostazioni sulla #privacy prescelte. L'utente viene informato su quali amici hanno visualizzato tali foto, mentre non è dato sapere chi è andato a sbirciare la nostra foto del profilo, ovvero visualizzarla ingrandita. Ora grazie ad una piccola app sarebbe possibile accedere anche a questa informazione. Da qualche giorno su Play Store è possibile installare una piccola applicazione chiamata "Who visited my WhatsApp profile", che in italiano significa "Chi ha visitato il mio profilo WhatsApp", nome che dice tutto sulle funzionalità dell'applicazione in questione.E' sufficiente installarla e inserire i nostri dati per sapere quali nostri amici hanno visualizzato la nostra foto del profilo, e l'ora in cui è stata guardata.


I dubbi sul funzionamento. I commenti lasciati dagli utenti sono molto positivi, ma tra questi serpeggia il dubbio che i contatti indicati come quelli che hanno visualizzato la nostra foto del profilo siano in realtà scelti casualmente dall'app stessa. C'è chi ipotizza che si tratti di una "truffa", ovvero un'app non funzionante creata con l'unico scopo di farci consegnare allo sviluppatore i nostri dati personali. Al momento dell'installazione infatti viene chiesto di condividere email e numero di telefono. Appare strano infatti che un'app sia in grado di carpire queste informazioni che non vengono comunicate dall'applicazione stessa.

venerdì 9 giugno 2017

Whatsapp cambia server ed userà quelli di Facebook

WhatsApp, il servizio di messaggistica più popolare del mondo con oltre un miliardo di utenti, utilizza oggi l’infrastruttura cloud di IBM. In base alle informazioni ricevute da CNBC, Facebook ha pianificato la migrazione verso i suoi data center, probabilmente per ridurre i costi di gestione. Cosa significherà questo per gli utenti? Probabilmente nulla, visto che riguarda solo un aspetto tecnico del servizio e non le sue funzionalità, ed è probabile che la maggior parte non noterà alcuna differenza rispetto al passato. L’azienda di Menlo Park ha acquisito WhatsApp nel 2014 per 19 miliardi di dollari, ma il servizio è rimasto sui server SoftLayer di IBM, per l’uso dei quali Facebook spende circa 2 milioni di dollari al mese. Quando il servizio di messaggistica è arrivato sul mercato (2009), gli ingegneri hanno scelto l’infrastruttura cloud di SoftLayer (acquisita da IBM nel 2013) composta da server “bare metal” che offrono prestazioni migliori. I server di Facebook invece sono più efficienti, in quanto richiedono meno hardware, grazie all’uso delle macchine virtuali. Ciò comporta anche una riduzione dei consumi e quindi una diminuzione dei costi.


Whatsapp: 5 minuti per eliminare il messaggio inviato

WhatsApp, l'app di messaggistica con oltre un miliardo di utenti, metterà a nostra disposizione la possibilità di eliminare il messaggio inviato e non ancora visto dal destinatario.

Stando a quanto riporta il quotidiano britannico The Independent, il servizio "Recall", conosciuto anche con i nomi Unsend e Revoke, funzionerà con tutti i tipi di messaggio: dai testi alle immagini, passando per le gif, i documenti e persino le risposte agli Status cioè quella funzione introdotta da poco, molto simile alle Storie di Instagram, che permette di condividere frammenti della nostra giornata. Sarà possibile sbarazzarsi di qualsiasi contenuto, se la persona dall'altra parte della chat non ha ancora visualizzato, in un arco temporale ristretto: cinque minuti, appunto. La funzione sarebbe già inclusa nel codice dell'ultima versione di WhatsApp rilasciata ieri mattina per sistemi operativi iOS: la 2.17.30. Tuttavia non è ancora stata attivata, segno che - precisano da WABetaInfo - gli sviluppatori dell'app stanno facendo ulteriori test prima di renderla disponibile a tutti i proprietari di un telefonino Apple. Chi ha un Android, invece, sembra che dovrà aspettare un po' di più. Sia nel primo che nell'ultimo caso, non è ancora chiaro quando terminerà l'attesa. Quindi se vi siete pentiti di un messaggio o lo avete inviato per sbaglio basteranno 5 minuti per eliminarlo.

martedì 6 giugno 2017

Whatsapp: attenzione esiste un clone che è un malware

WhatsApp è stato accompagnato nelle ultime settimane sul Play Store di Google da un'altra applicazione con lo stesso nome ed un logo decisamente simile, che probabilmente contiene malware o qualche altro tip di codice malevolo. Il più celebre servizio di messaggistica al mondo è stato quindi clonato e, peraltro, non è la prima volta che questo accade.
L'esortazione quindi, nel caso si riceva un messaggio che chieda cifre di denaro, anche piccolissime, per rinnovare l'account di WhatsApp, è semplicemente di ignorarlo e cestinarlo. Tra pericoli di phishing e malware, gli utenti Android un po' meno attenti si sono imbattuti in una finta copia dello strumento di messaggistica. E non solo per piattaforme mobili.

Proprio questa serie di elementi, più alcune recensioni positive, avrebbe indotto nell'errore ben 100 mila utenti, che avrebbero installato quest'app: con quali conseguenze, è difficile dirlo. Nel giro di pochissimo tempo è stata subito segnalata al Play Store e Google l'ha rimossa, ma ribadiamo come in questi casi bisogni porre la massima attenzione a cosa si scarica e per non cadere in errore si può valutare il numero di download totali che ci sono stati.
Com'è possibile vedere dalla copia cache, l'applicazione si trovava sul Play Store già il 14 maggio, anche se con il nome di FHATSUPP. Successivamente, lo sviluppatore (che casualmente si chiama Whatshup) ha modificato il nome in "WhatsApp". In questo modo sarebbe stato più facile ingannare chi si fosse messo a cercare l'app di messaggistica, il cui nome ufficiale sullo store di Google è "WhatsApp Messenger".
L'applicazione è stata rimossa solamente nelle scorse ore e apparentemente lo sviluppatore è stato anch'egli cancellato dallo store di Google, ma la versione "tarocca" di WhatsApp è comunque rimasta per due settimane liberamente disponibile, totalizzando oltre 50.000 download.

Google: news su adblock su Chrome

La pubblicità è la prima fonte di guadagno per ogni l’azienda e sopratutto per quella di Google ma può diventare un problema in alcuni casi. Nel 2016 il software Ad Blocker Plus ha annunciato di aver raggiunto oltre 100 milioni di utenti attivi nel mondo.
Chrome potrebbe avere il suo ad-blocker, sia su desktop che su mobile (anche Safari su iPhone accetta estensioni per eliminare le pubblicità). Sarà un'opzione che l'utente dovrà attivare manualmente e, una volta fatto, consentirà di non riprodurre tutti i banner considerati "inaccettabili" attraverso le definizioni del gruppo Coalition for Better Ads. Fra quelli che verranno eliminati ci saranno i pop-up, i video in auto-play, i banner a pieno schermo, e altri.
La nuova opzione chiamata “Funding Choises” permette di proporre agli utenti due alternative. Questi possono disabilitare il software che attualmente utilizzano o pagare per vedere i contenuti che desiderano senza spot invasivi. Al momento la funzione è disponibile in tutto il Nord America, Regno Unito, Germania, Australia e Nuova Zelanda ma se la sperimentazione andrà come spera Google è probabile che verrà estesa anche ad altre nazioni. Lo stesso Sridhar Ramaswamy, Vice President di Ads&Commerce di Google, ritiene che “questi cambiamenti garantiscano a tutti i creatori di contenuti, grandi e piccoli, di continuare ad avere una maniera sostenibile per finanziare il proprio lavoro con la pubblicità online”. Molti editori quindi sono felici del cambiamento ma allo stesso tempo sono dubbiosi riguardo ai criteri scelti da Google per determinare se un annuncio sia da cancellare o meno.

venerdì 19 maggio 2017

Apple Pay è disponibile finalmente anche in Italia

Finalmente arriva anche in Italia Apple Pay, un sistema di pagamenti creato da Apple e lanciato per la prima volta ad ottobre 2014 negli USA che consente di utilizzare il proprio iPhone o Apple Watch per pagare nei negozi, proprio come una carta di credito. I requisiti necessari per utilizzare questo sistema sono avere un dispositivo supportato e una carta di credito o debito supportata, che dovrà essere associata al conto.
I negozi che accettano Apple Pay, dispongono di un POS apposito dotato di chip NFC (Near Field Communication), ossia un sistema di comunicazione via radio a corto raggio. Questo vuol dire che, per pagare tramite iPhone o Alle Watch, basta poggiare il dispositivo sul POS del commerciante. Oltre che in negozi fisici, Apple Pay funziona anche come sistema di pagamento online (in stile PayPal) e può essere utilizzato anche per pagare su siti web (ma solo su browser Safari) o all’interno di app iOS.


Come si attiva? Il servizio di pagamenti della mela non ha un’applicazione dedicata: per attivare Apple Pay bisogna utilizzare Wallet. Una volta avviato Wallet, in alto appare un riquadro che invita a configurare il servizio: è sufficiente cliccare su Aggiungi carta di credito o di debito, quindi proseguire nella schermata informativa e successivamente inquadrare la propria carta con lo smartphone. Wallet riconoscerà automaticamente tutti i dati utili (numero, data di scadenza e intestatario) e procederà ad aggiungere la carta. Per pagare con Apple Pay è sufficiente poggiare il dispositivo su un POS supportato, esattamente come fareste con una carta di credito contactless: l’importante è tenere il dito poggiato sul Touch ID, poiché tramite le impronte digitali Apple verifica la nostra identità e autorizza il pagamento.
Quali negozi accettano Apple Pay? Moltissime catene di distribuzione accettano già Apple Pay e, col tempo, sempre più venditori supporteranno questo sistema di pagamenti: potete riconoscere gli esercenti che accettano questo sistema di pagamenti grazie ad uno degli appositi adesivi esposti in vetrina (vedi immagine qui sotto), che si troverà probabilmente accanto a tutti gli altri sticker che indicano i circuiti bancari. Oltre che nei negozi fisici, Apple Pay può essere utilizzato anche su alcune app e siti, che accettano già questo sistema di pagamento. Anche in questo caso, l’autorizzazione al pagamento viene eseguita tramite Touch ID.
Quali banche sono supportate? Attualmente gli unici servizi bancari che supportano Apple Pay in Italia sono Unicredit, Carrefour Banca e Boon. Entro la fine dell’anno, a questi si aggiungeranno anche American Express, CartaBBC, ExpendiaSmart, Fineco Bank, Hype, Banca Mediolanum, N26, widiba.

Google nacque 20 anni fa

Questo articolo trovato nel web, proprio attraverso Google, è molto interessante ed evidenzia come l'Italia ancora una volta abbia avuto un ruolo fondamentale nella nascita di qualcosa di nuovo...

Oggi voglio raccontarvi come è nata l’idea di Google. Perché è accaduto esattamente venti anni fa. Tra il 7 e l’11 aprile del 1997. A Santa Clara, in Silicon Valley, c’era una conferenza sul web, che era appena partito peraltro. A un certo punto prese la parola un giovane matematico italiano, Massimo Marchiori, ricercatore all’università di Padova. Espose la sua teoria su come poteva funzionare un motore di ricerca per mettere ordine in quell’universo in esplosione di siti e pagine che era il web. Il meccanismo individuato da Marchiori era semplice eppure geniale. Oppure geniale proprio perché semplice. In testa ai risultati il motore di ricerca avrebbe messo i siti web più linkati dagli altri, perché il link, il collegamento messo da altri, indicava il fatto che fossero migliori. Dopo il suo discorso lo avvicinò un giovane ricercatore americano, Larry Page, si fece spiegare meglio l’idea e disse che avrebbe provato a realizzarla.


Marchiori tornò in Italia, chiese un finanziamento  e la sua università rispose di no: avrebbe piuttosto investito in una ricerca sulla storia della metallurgia. Page, assieme al suo compagno di studi, Sergey Brin, tornò a Stanford dove studiava, chiese un finanziamento, ottenne 100 mila dollari l’anno dopo nacque Google. Ve ne parlo oggi perché sono trascorsi venti anni esatti. Vent’anni in cui Google ha cambiato il mondo diventandone uno dei padroni. Nel frattempo Marchiori ha continuato a fare ricerca e si è messo ad insegnare matematica, qualche anno fa ha provato senza successo a lanciare un motore di ricerca alternativo a Google, Volunia, e ora lancia Negapedia, un nuovo sito che racconta il lato nascosto di Wikipedia, ovvero evidenzia tutte le battaglie che si fanno su ogni singola voce dell’enciclopedia più famosa del mondo che come è noto è scritta dagli utenti spesso attraverso mediazioni infinite. E’ interessante il lavoro che svolge l’algoritmo di Marchiori perché mette in luce il fatto che la verità non è un dogma assoluto ma si raggiunge attraverso un confronto a volte acceso alla fine del quale le opinioni perdono e vincono i fatti. Ma la verità è che venti anni fa l’Italia avrebbe potuto sviluppare Google e invece no: adesso al massimo sappiamo tutto della storia della metallurgia.


Artcolo originale sul sito www.agi.it

martedì 16 maggio 2017

Google I/O 2017: pronto a partire



Il Google I/O 2017 è vicino, presto sapremo tutto sui piani futuri di Big G. Per il 2017 l'azienda di Mountain View ha dato appuntamento agli sviluppatori il 17 maggio alla Silicon Valley: nei tre giorni del Google I/O 2017 saranno organizzati keynote ed eventi che mostreranno i prodotti del futuro di Big G.
Quali saranno le novità di quest'anno? Una delle poche certezze è sicuramente Android O. La nuova versione del sistema operativo mobile è stata già annunciata qualche mese fa e durante il Google I/O 2017 farà il suo debutto ufficiale. Sono attese grandi novità anche per quanto riguarda Fuchsia, il nuovo sistema operativo per computer che dovrebbe andare a sostituire ChromeOS (e forse in futuro anche Android). Per quanto riguarda i nuovi prodotti, Big G potrebbe presentare al Google I/O 2017 una nuova versione di Google Home, l'assistente domestico lanciato lo scorso autunno. Con Apple pronta a lanciare Siri Speaker e Amazon che ha presentato Echo Show, Google potrebbe lanciare il Google Home 2.0 che integra uno schermo touch per interagire con le applicazioni per la smart home. Altre novità potrebbero riguardare anche la realtà aumentata e la realtà virtuale. La piattaforma DayDream VR è stata lanciata nell'autunno del 2016 e ancora non riesce a decollare: Google potrebbe avere in serbo delle novità legate soprattutto alla compatibilità con gli altri smartphone e nuovi contenuti disponibili sul Google Play Store. Inoltre, potrebbero esserci delle novità anche su Project Tango, il progetto di Google per portare la realtà aumentata all'interno degli smartphone.

WannaCry: un micidiale ibrido tra ransomware e worm. Ecco come difendersi



WannaCry è un virus informatico capace di propagarsi in oltre centocinquanta paesi e trecentomila sistemi. Si tratta di un ransomware (un semplice ransomware si diffonde attraverso un link per accedere a un file infetto, o semplicemente aprendolo direttamente come allegato a una e-mail) con funzioni da worm. In pratica, un malware di quelli che crittano i dati del computer della vittima, e li sbloccano solo previo pagamento di una certa cifra, ma con in più la capacità di diffondersi su altri sistemi in perfetta autonomia, sfruttando una rete a cui sono collegati — anche offline.
WannaCry, conosciuto anche coi nomi di WannaCrypt, WCry, WanaCrypt0r o WCRY, all’inizio sfrutta un'azione simile. Un file da aprire, in genere un PDF, che avvia il funzionamento di un dropper, cioè un piccolo programma contenuto nel file stesso che ha la funzione di scaricare e installare il malware vero e proprio.  Dovete sapere, infatti, che malware così complessi hanno in genere dimensioni e caratteristiche tali da venire beccati subito dai software antivirus, mentre un piccolo dropper spesso e volentieri passa indenne i controlli. E una volta eseguito installa la minaccia informatica. Figuriamoci in quei sistemi che di antivirus non ne hanno. Il dropper di WannaCry contiene, essenzialmente, due componenti. Il primo è il ransomware vero e proprio, mentre il secondo, e qui sta la novità, è a sua volta un piccolo software che cerca in altri computer la vulnerabilità di tipo CVE-2017-0145.
La vulnerabilità non è altro che un errore di programmazione, in questo caso nei sistemi operativi Windows, che se sfruttato da criminali informatici può portare a guai seri. Nella fattispecie, l’errore riguarda il Server Message Block, vale a dire una tecnologia utilizzata per condividere file, periferiche e collegamenti tra computer diversi.
Tornando al dropper, questo, una volta attivato, sfrutta la funzione InternetOpenUrl() per tentare un collegamento a uno di due domini:
www[.]iuqerfsodp9ifjaposdfjhgosurijfaewrwergwea[.]com
www[.]ifferfsodp9ifjaposdfjhgosurijfaewrwergwea[.]com
Si tratta di due domini fino a qualche giorno fa inesistenti, digitati forse a casaccio da chi ha realizzato il malware, per inserirvi, probabilmente, una certa forma di controllo. Infatti, se la connessione con uno di questi indirizzi va a buon fine, il dropper si blocca, di fatto non infettando la macchina né propagando la minaccia. Se, al contrario, la connessione non va a buon fine, come avveniva poiché gli indirizzi erano inventati e non esistevano, l’infezione procede. È su questo principio che, qualche giorno fa, un ricercatore ventiduenne di MalwareTech è riuscito a limitare la diffusione di WannaCry: ha registrato quei domini farlocchi, facendo in modo che la connessione col dropper andasse a buon fine, bloccando la diffusione della minaccia su un gran numero di sistemi.
Se l’infezione procede, il malware crea un “servizio” di Windows con lo scopo di attivare l’exploit della vulnerabilità in altri sistemi collegati a quel computer. Il componente dedicato al ransomware, dal canto suo, sta in un piccolo file .zip, protetto da password, che contiene il cuore della minaccia: le funzioni per crittare (e quindi rendere inservibili) i file, quelle per decrittarli se si paga, il messaggio da visualizzare all’utente per chiedere il riscatto, e tutto ciò che dà vita alla minaccia informatica. A questo punto, come succede spesso coi malware, WannaCry crea due chiavi nel registro di Windows e, sempre sfruttando quest’ultimo, sostituisce il wallpaper del sistema operativo con un’immagine del messaggio iniziale del ransomware. Inoltre, copia nel sistema nutrita serie di file tra cui quelli coi messaggi tradotti in varie lingue (c’è anche l’italiano).
Dopo altre operazioniil virus passa a codificare i file del sistema, aggiungendo a questi l’estensione WNCRY. Poi elimina le “shadow copy” dei file, se presenti (era uno dei metodi per ripristinare i file codificati da vecchie generazioni di ransomware, senza pagare alcun riscatto). Quindi avvia un eseguibile che mostra il messaggio principale, ricco di dettagli e istruzioni per il pagamento, perfino tradotto nella lingua di pertinenza.

venerdì 5 maggio 2017

L’innovazione digitale e settore Food: nasce Kalabria.top

Un nuovo sito web tutto da gustare, con ricette tipiche calabresi: kalabria.top
Sempre più giovani si dedicano all’arte culinaria, gli stessi che tendono ad essere sempre più social. La contaminazione di questi due mondi contribuisce a ridefinire le pratiche creative e produttive della società stessa.
In questi ultimi anni il food ha assunto un ruolo molto importante non solo nei ristoranti e nelle guide gastronomiche, ma aanche tra i forum nella condivisione di ricette di cucina e di consigli, sui blog, sui canali social. Cene Social Eating, Showcooking, Digital Food Days, live cooking, Startup, protagonisti di Food Tech, Ag Tech (progetti, eventi, contest) sono tra i risultati della contaminazione di queste due sfere apparentemente lontane ma con molti punti di contatto.
Ma ciò che più attira l'attenzione dei media e del digital è la sfera lavoro: dagli sbocchi occupazionali alle nuove professioni.
 Il settore del Food ha straordinari margini di crescita sulle piattaforme digitali perché uno dei settori che più può sostenere l’economia digital. Entrambi, dunque, digital & food, sono in grado di suscitare interesse e coinvolgimento, come emerso anche dal recente convegno organizzato da Seeds&Chips in collaborazione con IAB (Interactive Advertising Bureau, una delle più importanti associazioni nel campo della pubblicità su internet a livello mondiale), dedicato alla comunicazione nell’agroalimentare.
Ma come si comunica il food? Quasi la metà dei canali che i consumatori utilizzano per cercare notizie e informazioni sul Food – i cosiddetti touch point – sono mezzi e piattaforme digitali. Siamo di fronte a un dato storico, perché il web in Europa ha chiuso con 36 miliardi di euro investiti nel 2015, sorpassando la tv.
La Geolocalizzazione  attraverso i social dei ristoranti, il tema delle recensioni, il food delivery con just eat in prima fila (Pizzabo, Cibando, Deliverex, Clicca e Mangia, Foodinho), sono alcuni degli strumenti social già esplorati. Nel digitale, infatti, ci sono ancora un sacco di opportunità.
Se cucinare e condividere il cibo sono da sempre attività sociali, ora il digitale permette di amplificarne la condivisione, tra food blog e social network rendendola social.
I foodblogger si stanno trasformando da semplici amanti della cucina in consulenti enogastronomici, autori di guide gourmand e food photographer.
Grazie a Internet la cucina è diventata un elemento trainante per eventi, aziende anche non direttamente legate al food. Un fenomeno quello del Food che fa discutere anche gli esperti di comunicazione e del design, foodblogger, critici enogastronomici e digital strategist. I tempi cambiano, le professioni pure.

giovedì 6 aprile 2017

Facebook cambia algoritmo per identificare le fake news

Facebook introdurrà un tool in alto al NewsFeed con consigli tra il tecnico e il buon senso, ma che in effetti aiutano chi ha meno confidenza con il mondo delle news online a capire se un titolo è vero oppure no. 


Le fake news sono ormai oggetto di attenzione a vario livello e Facebook, oggi ha annuciato un nuovo strumento informativo per aiutare gli utenti a distinguere le notizie attendibili da quelle false, o satiriche.
Dopo aver coinvolto numerose organizzazioni dedite al fact-checking – allo scopo di verificare le informazioni che circolano sul social network – Facebook si impegna quindi a garantire maggiore visibilità ai post che “le persone considerano genuini e non sensazionalistici, ingannevoli o indesiderati”. 
Per ottenere questi risultati, Facebook utilizzerà un ampio campione di pagine note per diffondere notizie sensazionalistiche o false (e i cui contenuti vengono spesso nascosti dagli utenti), addestrando l’algoritmo a riconoscerne le caratteristiche peculiari e a penalizzare le fanpage che diffondono contenuti di questo tipo.
Non solo: un’attenzione sempre maggiore verrà data agli eventi e ai post che stanno ottenendo successo improvviso, cercando di identificarli e valorizzarli (anche con l’obiettivo di spodestare Twitter, che sotto questo aspetto continua a essere uno strumento superiore). Un algoritmo predittivo analizzerà in tempo reale il numero di like, commenti e condivisioni che i post stanno generando, allo scopo di mostrare in cima al newsfeed degli utenti quelli di maggior successo, aumentandone tempestivamente la visibilità. 

Come Scaricare musica da YouTube senza installare nessun programma

Questa è una guida solo a scopo informativo.
La musica migliore è quella originale che si compra in cd o dvd.

La maggior parte dei siti prima di far scaricare la traccia audio di un video, obbligano gli utenti a installare un plug-in in Java, ma girando per bene e grazie alla segnalazione di alcuni nostri utenti siamo riusciti a trovare siti che vi permettono con un solo click, nel modo più semplice assoluto di scaricare mp3 da youtube.


Per chi non vuole installare nessun programma sul proprio computer, potete usare comodamente dei siti per Scaricare Musica da YouTube.
Il funzionamento è semplice e uguale per tutti i siti qui sotto citati, non dovete fare altro che copiare il link del video YouTube ed incollarlo nello spazio bianco apposito di uno di questi siti, cliccare sul pulsante di conversione, attendere pochi secondi e scaricare la canzone in mp3 o in altri formati che il sito mette a disposizione.
Tornando a noi ecco i migliori siti per scaricare musica da youtube.
YoutubeTo.com (miglior sito)
Il servizio numero 1 per il download della musica da YouTube gratis.
Niente pubblicità, download istantaneo in 2 passaggi: incollate l’indirizzo del sito, cliccate su Download MP3!

mercoledì 5 aprile 2017

Il nuovo aggiornamento dedicato a Windows 10 si chiama Creators Update

Creators Update, il nuovo aggiornamento di Windows 10, è disponibile a partire dal 5 aprile solo per gli utenti che decideranno di scaricarlo manualmente tramite l'Assistente Aggiornamento. Come ha spiegato Terry Myerson durante l'evento di presentazione, è dedicato a tutti coloro che amano "creare". Le novità sono tantissime, ma nella realtà di tutti i giorni si apprezzano soprattutto per le innumerevoli rifiniture che interessano ogni parte del sistema operativo. 


Tre saranno le aree più importanti in cui Microsoft si è focalizzata nello sviluppare questo update. 
La prima è quella di ampliare l’utilizzo della mixed reality (realtà mista) e del 3D; la seconda riguarda il gaming con la possibilità offerta ai giocatori di poter sperimentare la migliore esperienza d’uso nei giochi in 4K e nel game broadcasting; infine, tutti avranno a disposizione un modo più veloce per collegarsi e condividere con le persone che contano per loro di più. In altri termini, il prossimo importante step di Windows 10 sarà focalizzato per offrire strumenti avanzati a tutti i creativi, indipendentemente dal loro settore d’appartenenza offrendo il 3D a tutti. Come parte integrante di questo aggiornamento arriverà anche “Paint 3D“, un’importante aggiornamento dedicato alla storica applicazione Paint di Windows che sino ad oggi non era mai stata oggetto di revisione. L’applicazione consentirà di realizzare modelli 3D con estrema facilità anche grazie all’utilizzo del pennino e del touch screen (Windows Ink) su dispositivi come i Surface. Inoltre, Paint 3D è un’applicazione universale e potrà essere utilizzata sia sui PC desktop, sia sui tablet e sia sugli smartphone. L’applicazione non sostituirà Photoshop o Illustrator, ma consentirà agli utenti di ritagliare le immagini, inserire testo e disegnare con pennelli e matite. In altri termini, trattasi dell’evoluzione della nota app Paint con l’aggiunta del supporto ai contenuti 3D. L’annuncio, comunque, non rappresenta una sorpresa perchè indiscrezioni su quest’applicazione erano già emerse alcuni giorni fa. L’applicazione può essere scaricata dal Windows Store ma solamente dagli insider che disporranno di una futura build di Windows 10. Gli oggetti 3D potranno, inoltre, essere condivisi in rete e Microsoft ha creato anche una community ad hoc, Remix 3D, in cui pubblicare tutti i lavori. In particolare, all’interno dei social network, una volta caricati gli oggetti 3D, essi potranno essere esplorati in tutte e tre le dimensioni. Il 3D per tutti, dunque, anche per chi utilizzerà Hololens perchè gli oggetti tridimensionali potranno essere convertiti in ologrammi da poter fruire attraverso il visore per la realtà aumentata di Microsoft. 
La seconda novità di Windows 10 Creators Update è il gaming. Microsoft, dunque, ha voluto puntare sul broadcasting dei giochi cioè sulla possibilità di mandare in diretta le proprie sessioni di gioco. Tutti i gamers potranno sfruttare facilmente questa possibilità semplicemente lanciando la diretta dalla game bar. Presente, anche, una chat e grazie a Xbox Live sarà molto facile raggiungere e coinvolgere tutti gli amici. I giocatori, inoltre, potranno creare dei tornei personalizzati attraverso la già presente funzione “Arena“. Organizzare un torneo tra amici sarà molto semplice in quanto gli utenti non dovranno fare altro che scegliere il gioco, la data del torneo, i partecipanti ed impostare il “regolamento”. Inoltre, i possessori della nuova console Xbox One S saranno felici di sapere che per loro è in arrivo, all’interno dell’aggiornamento, il supporto a Dolby Atmos per i Blu-Ray.  
Il terzo elemento di Windows 10 Creators Update è la possibilità di connettersi più rapidamente con le persone. Microsoft ha mostrato alcune novità che erano già emerse in passato da alcuni leak. In particolare, il nuovo update porterà i contatti principali all’interno della barra delle applicazioni di Windows 10. I contatti preferiti devono essere visti come delle strade preferenziali attraverso le quali condividere con loro qualsiasi cosa. Gli utenti potranno, infatti, trascinare un qualsiasi contenuto sul contatto per condividerlo con lui. Per ogni contatto preferito sarà disponibile una scheda dedicata in cui saranno racchiuse le applicazioni di messaggistica per centralizzare la comunicazione con loro.

Posso pagarti con WhatsApp? Sembrerebbe proprio di si!

Pagare con WhatsApp? Non subito, ma l'app è destinata a diventare anche uno strumento per effettuare pagamenti digitali. La notizia arriva direttamente dall'India, dove secondo il giornale The Ken, Mark Zuckerberg starebbe pensando di lanciare una versione prova. 



Nel caso in cui l'iniziativa avrebbe il successo sperato si penserà a diffondere questo innovativo metodo di pagamento anche nel resto del mondo, a cominciare dagli Stati Uniti. Entro sei mesi dovrebbe partire la prima versione 'prova' e le aspettative sono già molto alte. In realtà i cambiamenti saranno pochissimi e soprattutto senza alcun danno per gli utenti che preferiscono utilizzare la vecchia versione dell'applicazione, senza usufruire dei vantaggi dati dai pagamenti tramite messaggio.
In India, dove è il leader indiscusso della messaggistica, WhatsApp si appresta a sperimentare la nuova funzione. In particolare, come riferisce anche la stampa inglese, sono in corso contatti con il governo indiano per utilizzare l'UPI, un sistema di pagamento creato dall'NPCI, la National Payments Corporation of India. L'applicazione si avvarrà di 'UPI', cioè di un sistema bancario di pagamento, attraverso il quale passerà il denaro; semplicemente premendo il tasto di invio potranno essere trasmessi i soldi da un conto ad un altro. In realtà sarà un metodo alla portata di tutti: più che destinata ai pagamenti "grossi", sarà più un tipo di scambio tra amici, la mamma che invia i soldi per una ricarica o il padre che manda la paghetta in maniera virtuale. Niente di eclatante, ma forse un ulteriore passo per rendere la vita più semplice. Già a febbraio uno dei fondatori storici di WhatsApp, Brian Action, si era recato in India per incontrare le autorità locali e sondare il territorio. Solo negli ultimi giorni però è stata diffusa ufficialmente la notizia riguardante le idee per il futuro.

martedì 4 aprile 2017

Lavoro: quali sono le aziende più ambite?

La forza del brand, ma anche la stabilità occupazionale, la possibilità di lavorare in un ambiente confortevole e di misurarsi con nuove sfide, la presenza di benefit e la qualità del management. Sono alcuni degli indicatori presi in considerazione per decretare le aziende più ambite dai lavoratori. Una volta conseguito il titolo di studio, per tutti i neolaureati, inizia una delle fasi più complesse della vita. Il modo in cui si affronta la ricerca di un impiego che soddisfi pienamente i desideri e i bisogni di chi si affaccia nel mercato del lavoro dipende da tanti fattori, tra cui il background formativo, le eventuali precedenti esperienze professionali, le aspirazioni personali, la determinazione a raggiungere obiettivi precisi o a sperimentare anche strade diverse da quelle che si volevano percorrere all'inizio del percorso universitario. Quali sono le aziende più gettonate?


In Italia, le Ferrovie dello Stato Italiane si riconfermano anche quest'anno al primo posto della classifica delle aziende dei sogni per i neolaureati. Al secondo posto troviamo Google e a seguire Apple. Al quarto posto in classifica Salini Impregilo, seguono Ikea, Ferrero e Mondadori. All'ottavo posto troviamo ENI, mentre BNL Gruppo Paribas e Roche completano la lista delle prime dieci. Questo è quanto emerso dalla ricerca sui giovani italiani e il mercato del lavoro effettuata anche quest'anno da Cesop HR Consulting Company che dal 2002 prende in esame un campione di 2.500 neolaureati in cerca di lavoro.

Inoltre, tra i settori che attraggono di più i giovani troviamo quello della consulenza e revisione aziendale con il 27,8%, a seguire dal settore dell'industria manufatturiera con il 19,9% e dai media e comunicazione con il 17,1%. All'ultimo posto si posiziona il settore del luxury & fashion con il 2,6% perché risulta difficile da raggiungere. Il 57,9% dei ragazzi vuole lavorare in una multinazionale o in una grande impresa italiana, il 3,5% aspira a lavorare all'estero e uno 0,5% vuole provare ad aprire una startup.

Conoscere il SEO per ottimizzare un sito web

Per scalare le posizioni sui motori di ricerca va pianificata una campagna SEO, bisogna dunque pensare a tutta una serie di comportamenti che migliorino il posizionamento del sito web.


Chi pratica questo mestiere deve sapere usare bene il linguaggio del web (html, Css etc) ma essere soprattutto attento alle tendenze social, il suo lavoro oggi non si riduce solo all’indicizzazione di un sito web sui motori di ricerca, non è solo una questione di parole chiave di cui, peraltro, già se ne occupano i temutissimi robot.
Per capire come si è evoluta questa professione dobbiamo partire dalla preistoria del web. Una volta c’erano i web designer che si occupavano soprattutto della grafica del sito web, il loro compito era essenzialmente curarne il make up, evoluzione di questa figura è lo Specialista SEO, colui che si occupava di ottimizzare il sito per trovare clienti, il suo compito era pensare ad aumentare gli accessi puntando sulle keywords. Oggi la professione si evolve ulteriormente. La SEO da sola non serve a molto, così nasce il Consulente di web marketing che oltre alla SEO si occupa di creare un blog, curare le call to action e raccogliere le e-mail degli utenti. Dunque, una volta condotte le persone sul proprio sito, bisogna usare le tecniche dell’inbound marketing, cominciare a raccogliere informazioni su di loro, sulle abitudini di navigazione, seguire le interazioni degli utenti con i contenuti del sito, con le e-mail delle aziende, notare come rispondono alle call to action. Questo consente al marketing di mandare i giusti input al commerciale che si troverà a gestire un contatto di cui conosce i problemi, gli interessi, le passioni e le abitudini.

Con l’inizio del 2017 si cominciano già a testare i nuovi trend che caratterizzano i cambiamenti per i motori di ricerca e per chi fa web marketing. Innanzitutto, si stabilizza le tendenza del 2016 per quanto riguarda la SEO e cioè la ricerca semantica, l’innovazione di Google Amp (l’acceleratore di pagine sul mobile), il Rank Brain di Google (il sistema di intelligenza artificiale dei motori di ricerca per acquisire conoscenze e produrre i risultati delle ricerche). La tendenza del 2017 è dunque sempre più legata all’indicizzazione via mobile dopo un ventennio in cui si preferiva il desktop di pc e notebook. Questo è un riflesso delle abitudini degli utenti che sono sempre più attivi su smarthphone e tablet piuttosto che su pc e tablet. Questa è la generazione del mobile che produrrà consumatori che adoperano per qualsiasi cosa solo lo smartphone o il tablet per qualsiasi azione. Si confermano trend assodati, come l’importanza dei contenuti di qualità a cui un sito web deve prestare tantissima importanza. La tendenza naturalmente la detta Google che preferisce contenuti originali, ben scritti ed interessanti con informazioni veritiere (il cosiddetto Google Panda). Si conferma anche per quest’anno la necessità di avere un profilo di backlinks pulito e naturale, il noto Google Penguin.

Ottimizzazione On Site e Off Site. La prima fa riferimento all’ottimizzazione di un sito nel suo aspetto interno. Si intendono tutti quegli interventi che attengono all’architettura del sito ed è relativo all’ottimizzazione delle singole sezioni e del codice che va ripulito di tutto quello che non serve, al migliore utilizzo dei link interni, alla cura delle immagini. Per quanto riguarda l’ottimizzazione esterna, si tratta di agire su elementi esterni come il server che ospita il sito, dipende dall’autorevolezza del dominio, dal nome scelto fino a cercare d’incrementare la popolarità del sito curando i social media e link building (backlinks). Per quanto riguarda i social media bisogna puntare all’aggiornamento degli account in modo professionale coinvolgendo gli utenti ad azioni come i like, i commenti, le condivisioni. I backlinks sono i link che da altri siti puntano al nostro, importante è che siano siti di valore, che decidono di mettere un link dopo averlo visionato e trovato interessante il nostro sito al punto da segnalarlo ai propri lettori. I backlinks servono a conquistare i motori di ricerca.
Ottimizzare il testo dei propri contenuti secondo le regole del SEO, naturalmente la qualità è la ricetta vincente. Inoltre, è bene affidarsi a un copywriter di professione il cui lavoro è proprio la scrittura ottimizzata per la SEO. A questo proposito, è bene scegliere la parola chiave in base a cui posizionare un dato articolo. Occorre fare un’analisi sulle keywords più ricercate, può essere utile utilizzare lo strumento di Google Trend. Occorre scegliere la keyword principale (la tag H1 da impostare nel codice HTML) e poi un contorno di parole chiavi che arricchiscono il testo e renderlo quanto più bello possibile. Avere cura che i Meta Title non siano più lunghi di 55, massimo 60 caratteri e inserirvi la keyword principale, se il titolo è più lungo di 60 caratteri Google lo taglia e nella Serp appariranno i puntini. La descrizione non deve superare i 156 caratteri e deve essere scritta per invitare il lettore a leggere l’intero testo. L’articolo dovrebbe avere un minimo di 300 parole, nel testo la parola chiave deve ricorrere con una percentuale dell1%. Nell’articolo è bene inserire una foto coerente con il contenuto, l’immagine deve avere un titolo e un testo alternativo che descriva il contenuto dell’immagine, ottimo se s’inserisce un testo in linea con la keyword principale. Attenzione al formato, dimensioni 5000x4000 pixel sono inutili, meglio risparmiare in byte, per la risoluzione 72DPI può andare più che bene. L’articolo va preferibilmente concluso con un invito all’azione, con cui si chiede ad esempio ai lettori di condividere l’articolo sui social media se lo trovano di proprio interesse. Per verificare velocemente come un dato testo viene recepito da un algoritmo può essere utile usare un tool free come Word Tree .

Cos'è il business plan e come crearlo bene


Per qualsiasi iniziativa d’impresa, non solo se appartenente ad un settore innovativo, il Business Plan è uno strumento di gestione fondamentale, un documento programmatico, strategico e analitico dalle molte e differenti finalità.
Il business plan rappresenta il progetto imprenditoriale di un’azienda. Si tratta di un documento che delinea e riepiloga linee strategiche, obiettivi, pianificazione patrimoniale, economica e finanziaria. Per questo viene anche definito piano previsionale, piano di fattibilità, oppure semplicemente piano aziendale.

Contiene le descrizioni (per esempio la scheda personale dei soci), i numeri (stato patrimoniale, conto economico e prospetto di tesoreria) ed analisi di riscontri tecnici, logici, qualitativi e quantitativi.

Il business plan in genere viene redatto:
- all’apertura di un’impresa per verificare se l’idea è realizzabile;
- in seguito a una richiesta di finanziamento;
- per ristrutturazioni, ampliamenti, diversificazioni e integrazioni con altre strutture.

Si tratta perciò di un documento flessibile che ha una doppia funzione:
- interna: chiarisce all´imprenditore la conseguenza di precise scelte in presenza di determinati presupposti;
- esterna: ha lo scopo di presentare il progetto a terzi (potenziali nuovi soci, banche, altri finanziatori).
Partecipano alla stesura del business plan l´imprenditore, che descrive in modo compiuto il prodotto o il servizio da offrire al mercato, il management, che aiuta dal punto di vista tecnico-operativo l´imprenditore ed altri consulenti: esperto dimarketing, tecnici, avvocati, consulenti del lavoro. Infine il professionista (in genere il commercialista o il consulente aziendale), che elabora in modo logico e congruente i numeri forniti dai soggetti al fine di riepilogare gli aspetti patrimoniali, reddituali e finanziari.
Destinatari del business plan sono  l´imprenditore (singola persona fisica oppure compagine di soci), i soci futuri. La compagine sociale originaria potrebbe variare, perciò gli eventuali soggetti chiamati a sottoscrivere una quota o un aumento del capitale sociale o a confermare la loro intenzione di sostenere lo sviluppo societario devono poter conoscere le stime di redditività in senso ampio del loro capitale investito. Inoltre abbiamo i soggetti finanziatori ordinari (ad esempio, banche e istituti di credito) e straordinari (come istituzioni pubbliche per l´erogazione di fondi speciali, a fondo perduto o a tasso agevolato, ad esempio), il management: tutti i collaboratori dell´imprenditore con responsabilità di gestione
Sono tre i punti che non possono mancare nella stesura del business plan:
    Obiettivi dell’impresa
    Ricerca di mercato e relativo piano di marketing
    Conto economico

Può essere strutturato nelle seguenti sezioni sezioni:
- Descrizione del progetto. Si tratta della descrizione sintetica dell'idea imprenditoriale, con una definizione analitica di ogni prodotto e di ogni servizio che si intende offrire, le caratteristiche tecniche, i materiali, i punti di forza e di debolezza, gli aspetti innovativi, il prezzo (il tutto comparato alla concorrenza).

- La forma giuridica della società.

- La compagine sociale e l'organico. In questo capitolo è necessario evidenziare il profilo dei soci, con un'indicazione delle qualifiche professionali e delle esperienze precedenti, ruoli e funzioni interne ed esterne, struttura dei compiti e relazioni. È buona prassi mettere in evidenza anche il sistema di coordinamento e di gestione delle risorse umane.

- L'analisi del mercato. Prima di avviare un'attività qualsiasi, è bene compiere un'accurata ricerca di mercato. In questa parte del business plan è opportuno evidenziare i risultati della ricerca di mercato, il target di riferimento, il trend di settore, la concorrenza, la struttura distributiva tradizionale del prodotto e del servizio che si intende offrire.

- La strategia di marketing. Nel definire il piano è possibile utilizzare la regola delle quattro P: prodotto, prezzo, place (distribuzione), promozione. Non bisogna dimenticare di individuare il profilo del consumatore ideale.

- Strumenti e prassi per il raggiungimento dell'obiettivo imprenditoriale. Si tratta di precisare tutti gli strumenti necessari al raggiungimento dell'obiettivo aziendale. È importante descrivere anche la sede produttiva (dimensioni, ubicazione, tipo di immobile, contratto di affitto-acquisto, lavori di ristrutturazione, limiti, vantaggi...) e, in caso, l’elenco dei fornitori di materie prime così come il disegno tecnico, il processo di produzione o di erogazione del servizio, il controllo qualità, i macchinari o le tecnologie utilizzate.

- Gli aspetti organizzativi della società. E’ importante definire un piano per la gestione delle risorse umane, il numero dei dipendenti a ogni livello e il curriculum professionale di tutte le figure dirigenziali, sottolineandone i punti di forza.

-Tipologie contrattuali e formule di collaborazione. Descrivere il piano di assunzione di nuovo personale, i percorsi di carriera, i progetti di formazione ed anche orari e turni di lavoro.

- Piano finanziario, per evidenziare i dati economico-finanziari: piano di start-up con le fonti di finanziamento (se necessarie), metodi e tempi di rimborso.

- Promozione e pubblicità. Indicare in modo più dettagliato i piani di comunicazione pubblicitaria. In particolare, è bene individuare gli strumenti più idonei alla promozione dell'attività dell'impresa, il messaggio oggetto della comunicazione , il tipo di investimento da sostenere nei primi anni.

- La motivazione.Si tratta di una parte molto personale, dove l'imprenditore esprime quali sono le ragioni profonde che lo inducono a iniziare la nuova attività. Se ben formulata, rappresenta il vero valore aggiunto del business plan.

venerdì 31 marzo 2017

Adobe: copiare lo “stile” da una fotografia all’altra con un algoritmo


Ricercatori di Adobe e della Cornell University hanno creato un algoritmo in grado di trasferire lo “stile” da una foto a un’altra. L’idea è concettualmente simile a quella di Prisma, l’app che consente di trasformare foto ricreando fumetti e capolavori di grandi artisti ma anziché partire da stili di artisti noti, questa tecnologia permette di analizzare una foto di partenza applicando filtri che in qualche modo trasformano la foto-target, facendola diventare simile a quella in “input”.

Le foto che alleghiamo come esempio, permettono di capire meglio ciò di cui stiamo parlando. Se ci capita di osservare sullo schermo la bella foto del panorama di una città scattata in una mattinata soleggiata, possiamo riprodurre un effetto simile su una foto di nostra proprietà grazie all’algoritmo sviluppato dai ricercatori usando la foto in questione come riferimento, simulando lo scatto dell’immagine di partenza, con meccanismi che cercheranno di riprodurre le stesse condizioni ambientali e di luce.

Particolarmente interessante è la capacità dell’algoritmo di applicare cambiamenti minuziosi, sulla falsariga di quanto farebbe un essere umano ritoccando una foto per imitare quella di partenza e tenendo conto di peculiarità del cielo o altri elementi presenti nell’insieme. L’algoritmo sfrutta tecnologie di deep learning in grado di analizzare luci e colori nell’immagine di riferimento, vincolando l’immagine target affinché il risultato finale sia il più naturale possibile. Probabilmente il filtro sarà integrato di serie in future versioni di Photoshop o Lightroom.